Respirare è ciò che contraddistingue ognuno di noi in quanto essere vivente.
Dall'inspiro che precede il primo disperato vagito del neonato a quell'ultimo espiro con cui è sancito il congedo dalla propria esistenza individuale, la vita di chiunque di noi viene scandita da una lunghissima, in sostanza praticamente ininterrotta, serie di inspiri ed espiri.
Ogni disciplina meditativa o atletica (e tanto più quelle in cui questi due ambiti coincidono: lo yoga, il tai chi o il kung fu in generale, l'aikido, per citare le più note e praticate in occidente) si basa sulla respirazione controllata o consapevole. Cercare di respirare in modo profondo, comodo e dinamico è il primo passo da seguire nella meditazione come nel canto o nello sport.
Chiunque frequenti un gruppo buddista della Soka Gakkai Internazionale sa bene che a fondamento di tale fede vi è la recitazione di Nam Myoho Renge Kyo, il sacro Daimoku (titolo) del Sutra del Loto. Quando i praticanti, fedeli al Sutra del Loto, si riuniscono per recitare Nam Myoho Renge Kyo lo fanno rivolgendosi ad una pergamena, il Gohonzon, su cui è inscritta l'illuminazione del Buddha Nichiren Daishonin. Un praticante, non per forza il più anziano del gruppo, "guida" la recitazione sedendosi di fronte al Gohonzon mentre gli altri, seduti alle sue spalle, seguono il ritmo con cui chi guida scandisce Nam Myoho Renge Kyo.
Nella recitazione del Daimoku, che è vibrazione generata dal respiro, vi è l'essenza stessa dell'intero universo e, dunque, anche la nostra essenza individuale. Nel Daimoku che recitiamo è presente di noi ogni singolo aspetto che, risvegliato alla buddità e trasformato in luminosa realizzazione perfino nei più bui meandri del nostro animo, emerge attraverso la preghiera. È per questo che non tutte le recitazioni sono uguali e che ognuno recita ad un ritmo personale; ed è per questo motivo che si segue in coro il Daimoku di chi sta guidando la recitazione: per trovare l'armonia di un'unica conduzione. Spesso si insedia nella mente l'infondata convinzione che ci porta a ritenere un Daimoku recitato ad alta voce più efficace di uno sommesso, uno veloce e incalzante più valido di uno lento e attentamente scandito. In realtà nel buddismo non vengono usate le categorie di "giusto" e "sbagliato": ogni Daimoku è perfetto, come chi lo conduce, perché funzionale a quella determinata situazione, a quel determinato momento.
Ovviamente non si intende assolutamente affermare che la qualità della preghiera sia un elemento di secondaria importanza; Daisaku Ikeda, presidente della Soka Gakkai Internazionale e nostro Sensei (maestro) scrive:
La recitazione di Nam-myoho-renge-kyo non è solo la "voce della fede" delle persone comuni, è anche la "voce della Buddità". Per questa ragione dovremmo sempre cercare di recitare un Daimoku risonante, con un ritmo vibrante e vigoroso come quello di un cavallo al galoppo.
Il conseguimento della Buddità in questa esistenza, Esperia, Milano, 2008
Il Daimoku che recitiamo sarà sempre profondamente autentico, alimentato da un cuore sincero e sostenuto da un atteggiamento, sia mentale che fisico (la schiena è dritta, le mani giunte davanti al petto) di nobile vittoria sulla propria oscurità: ma, comunque, l'esercizio di compassione attraverso cui modificheremo la nostra recitazione in accordo con chi sta guidando il gruppo rimane imprescindibile ad una pratica corretta. Anche quando ci sembra di seguire un Daimoku "pigro" o, all'opposto, nevrotico, eccessivamente lento o estremamente veloce, dobbiamo sforzarci di eliminare il giudizio e di accordarci, con autentica concentrazione, al cuore sincero di chi guida per trovare un'unità (in giapponese Itai Doshin) che trascenda le differenze e le distanze tra i singoli individui. Al di là del significato meraviglioso dei cinque caratteri di Nam MyoHo Renge Kyo, la vibrazione prodotta dal nostro respiro ha il potere infinito e inarrestabile di smuovere le nostre vite fino ad allargare il nostro cuore ben oltre i limiti che inconsciamente noi stessi poniamo alla nostra felicità e alla nostra realizzazione.
Nella filosofia orientale vi è la bellissima immagine che ci vede nascere, nutrirci, accogliere stimoli e "imparare" dal mondo ad ogni inspiro, e morire, riposarci, liberarci da ogni peso emotivo e "agire creativamente" nel mondo ad ogni espiro. Entrare in questo ritmo figurato ci permette di seguire morbidamente il fluire infinito dell'universo. Assecondando gli eventi saremo in grado, come un edificio antisismico, di non subire traumi dall'illusione del continuo ed imprevedibile cambiamento di situazioni ed eventi, ma scorreremo con leggerezza in mezzo ai fenomeni senza lasciarci ostacolare o indebolire dal naturale corso delle cose.
Una recitazione quotidiana e ben determinata, insieme ad un atteggiamento consapevole migliorerà in tempi brevi l'aspetto fisico della pratica, permettendo al nostro respiro di armonizzarsi col nostro io più autentico e garantendo al nostro Daimoku un vigore ed un'efficacia sempre più evidenti. Questo ci permetterà di guidare, in senso sempre meno figurato, il nostro ambiente ed infine il mondo verso Kosen Rufu (diffusione della pace attraverso il buddismo) un passo alla volta, respiro dopo respiro.
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